Accanto alla biblioteca serve un giardino e un orto
Cicerone
L’orto, nella sua semplicità, non ha mai perso il suo fascino. A partire dal Medioevo dove l’hortus conclusus era legato principalmente ai monasteri e ai conventi fino al giorno d’oggi che lo possiamo trovare sia in ambito urbano che in campagna. L’orto contemporaneo non è più legato a soli fini di consumo ma ha acquisito nel tempo valori sociali, didattico-educativi, ornamentali e ambientali. I primi orti urbani nascono nel corso del XIX secolo, attraverso i Jardin Ovrieurs (giardini operai), messi a disposizione dalle amministrazioni comunali.
I Jardin Ovrieurs avevano un duplice obiettivo: coltivare l’orto come fonte di risorse economiche e alimentari, e stimolare lo sviluppo sociale e l’integrazione. Un ruolo molto importante era quello che svolgeva nei confronti dei bambini per riscoprire il rapporto con la terra, imparando il rispetto per il lavoro e per gli altri.
In Italia gli orti sociali nacquero durante la seconda guerra mondiale motivati dalle stesse cause. Venivano chiamati ‘orticelli di guerra’ e non erano altro che spazi condivisi che permettevano di aumentare la produzione alimentare condividendo uno spazio non utilizzato.
‘Orto vi insegnerà a stare insieme, perché la terra vi sfida a non litigare’
L’egoismo è finito. La nuova civiltà dello stare insieme, Antonio Gualdo
È sì, stare insieme. Una scommessa per la civiltà, per il progresso e per il cambiamento. Avvicinarci alla terra piantando insieme piante di pomodori e di fagiolini.
Gli orti comunitari hanno perso quasi completamente la loro funzione di sostentamento, il loro fine oggi è quello di migliorare il senso di comunità e il legame con la natura. Sono spazi condivisi tra un gruppo di persone che possono appartenere allo stesso quartiere o alla stessa zona urbana.
La progettazione di questi spazi non deve concentrarsi solo sugli aspetti fisici dei luoghi ma anche sugli aspetti sociali. L’orto sociale è, infatti, di per sé, gestione partecipata di spazio, tuttavia tende a ridursi ad un’area privata se non si favoriscono attività di socializzazione e scambio. Inoltre, sono un’ottima soluzione per ripulire lotti in disuso trasformandoli in giardini produttivi.
Agricivilismo.
Il termine Agricivilismo coniato dal dr. Richard Ingersoll si intende “l’utilizzo delle attività agricole in zone urbane per migliorare la vita civica e la qualità ambientale/paesaggistica”. La Regione Emilia Romagna promuove progetti di Agricivilismo nella prospettiva di migliorare la qualità paesaggistica delle aree periurbane attraverso il coinvolgimento attivo delle comunità locali.
Questo permette di trovare soluzioni alle problematiche socio-ambientali e alla ricucitura del tessuto urbano.
Un progetto di Agricivilismo dovrebbe essere coordinato a scale diverse per includere varie componenti: parchi agricoli, fattorie tangenti al tessuto urbano, orti per gli anziani, childrens farms, orti terapeutici, orti didattici, mercati di prodotti tipici, parchi fluviali, aree di fitodepurazione, fattorie di energia alternative, zone di conservazione naturale, sistemi di rigenerazione dell’acqua, programmi di riciclo, il compostaggio organico, la produzione e la trasformazione di biomassa, la copertura di edifici pubblici (scuole, palazzi dello sport, ospedali) e capannoni industriali con tetti verdi.
Un progetto di Agricivilismo deve inevitabilmente coinvolgere i cittadini, come veri protagonisti, in tutte le fasi di progettazione, realizzazione e soprattutto di gestione. L’Agricivilismo prevede quindi un invito all’azione, come consiglia Atelier Coloco, in particolare Pablo Georgieff nel suo libro Poetica della zappa (clicca per acquistare il volume https://amzn.to/2POjXKZ). L’invito all'azione è un mezzo potentissimo. Vanno quindi previsti momenti di ascolto e di partecipazione delle comunità locali, favorendo i processi di progettazione partecipata, ed impegni formali per la gestione dell’opera realizzata, senza però porre dei vincoli.
Esempi progettuali.
Orto Dipinti, Borgo Pinti 76, Firenze
‘Un luogo dove la terra è di nessuno, ma il lavoro per coltivarla è di tutti, così come il suo raccolto. In questa ex pista di atletica si pratica il giardinaggio urbano ecologico e la sua applicazione pratica nel quotidiano... ma anche molto altro.’
‘Orti Dipinti’ è un orto sociale a Firenze, un progetto ambizioso inaugurato nel 2013. Si tratta di una vecchia pista di atletica abbandonata a cui è stata ridata una nuova vita. Il recupero di spazi abbandonati per creare luoghi per la socialità è alla base di questo progetto.
Le piante orticole sono state inserite dentro a casse di legno per il trasporto merci, materiale recuperato da un community garden austriaco e nutrite attraverso ampolle di terracotta interrate che vengono riempite d’acqua e inumidiscono il terreno senza dispersioni.
All’interno dell’area vengono organizzati laboratori per bambini, workshop sulla preparazione degli infusi o sulla creazione di oggetti partendo da materiali di recupero. L’orto è aperto a tutti: si può semplicemente visitare, si può fare volontariato prendendosi cura delle piante, o iscriversi all’Associazione per partecipare attivamente alla causa.
Link al sito: http://www.ortidipinti.it/it/
Parco Trotter e orto comunitario di Via Padova, Milano
Un altro esempio di “giardino comunitario” in Italia si trova all’interno del Parco Trotter, zona Nord-Est di Milano. Il Parco Trotter, in realtà, è un parco scolastico che viene aperto al pubblico quando non c’è scuola: questo permette di dare al community garden anche una valenza educativa, contribuendo all’istruzione dei bambini. Uno dei primi obiettivi è il coinvolgimento di tutti gli abitanti del quartiere, indipendentemente dall’età o dall’attività che svolgono. Il community garden è stato avviato dall’associazione "La Città del Sole", in collaborazione con la scuola elementare e media situata all’interno del parco.
Lo stesso gruppo di cittadini protagonisti della creazione dell’orto comunitario del parco Trotter ha sollecitato la nascita di altri orti comunitari a Milano. Tra questi gli orti di Via Padova nati per riqualificare un’area degradata. Era una discarica abusiva da più di vent’anni, in sei mesi è stata ripulita e arredata recuperando i cassoni che contenevano il mais esposto in ExpoGate per expo. 400 cassoni in ottime condizioni che sarebbero stati buttati, ne hanno sistemati 90 in quest’area e i restanti sono stati distribuiti in città.
La capacità di riutilizzare materiali, di cooperare per riqualificare aree degradate e il coinvolgimento della popolazione, senza alcuna distinzione, fa di questo luogo un vero esempio di integrazione sociale. E ci dimostra che la natura può veramente ricordarci i valori umani.
Progetto Buonamici Community Garden, Prato
Il progetto ha come scopo la creazione di un percorso didattico per rendere il luogo prezioso alla comunità. Il percorso di riqualificazione diventa un processo partecipativo con una forte caratteristica affettiva, rivolto a tutti i cittadini.
Il progetto di Orto-Giardino Urbano si sviluppa da una fase iniziale svolta all'interno del Giardino Buonamici, nel cuore del centro storico di Prato, con attività didattiche dedicate, per poi spostarsi in un luogo oggi in disuso allo scopo di arrivare ad una rigenerazione con il contributo di architetti, designer, artisti, aziende, etc.
Nella prima fase sono state messe a disposizione delle cassette in legno piene di terriccio, per permettere attività di laboratorio legate alla semina, al rinvaso, all'allestimento di zone con varietà di piante aromatiche, medicinali e alimentari che andranno a formare un primo presidio verde all'interno dello spazio. Un piccolo orto-giardino da curare nel tempo. Inoltre la presenza di eventi di carattere culturale, didattico e ludico all’interno del giardino ha permesso a questo intervento di espandersi e di essere un punto di partenza per la fruizione condivisa dello spazio.
Nella seconda fase si è attivato un percorso partecipativo rivolto ai ragazzi e ai bambini da avviare durante il nuovo anno scolastico con la finalità di una mostra espositiva e un trasferimento delle piante coltivate in uno spazio adatto. Lo spazio ha finalità didattiche, di integrazione e riqualificazione che, oltre alle attività di coltivazione, vivaio, autoproduzione potrà ospitare col tempo anche altri progetti. Il tutto realizzato sempre con caratteristiche di temporaneità strutturale, con coltivazioni all'interno di casse e strutture autoportanti per gli eventi (container e strutture in legno smontabili).
Prinzessinnengarten, Berlino
l Prinzessinnengarten è un orto urbano di circa 6.000 metri quadrati in pieno centro a Berlino, nel cuore di Kreuzberg (a Moritz Platz), nato nel 2009 dal progetto dell’associazione Nomadisch Grün (Verde Nomade) che ha riconvertito un luogo abbandonato in un polmone verde all’interno della città. Il nome dell’associazione (Verde Nomade) racchiude il concept del progetto: l’agricoltura mobile. Le piante ornamentali, gli ortaggi e le erbe aromatiche vengono coltivati in cassette di plastica, in cartoni del latte o in sacchi di riso in modo tale che tutto sia facilmente trasportabile in altri angoli della città e le eventuali contaminazioni degli inquinanti con il suolo vengano evitate. In questo modo da un primo orto urbano si possono creare altre aree di coltivazione urbana.
L’idea del giardino si è espansa diventando qualcosa di più complesso: all’interno di questo ampio giardino sono stati aperti infatti una caffetteria che propone bevande biologiche e un ristorante dove alla base delle ricette ci sono i prodotti freschi coltivati nell’orto stesso.
Ci sono inoltre un’area per le api, una zona gioco sugli alberi, un piccolo circo, un mercatino delle pulci (Kreuzboerg Flowmarkt) e una biblioteca sulla sostenibilità ricavata all’interno di un container.
Link al sito: https://prinzessinnengarten.net/
La riqualificazione di un luogo, abbandonato o non, nasce dal senso di appartenenza che il cittadino acquisisce nel tempo. In questo gioca un ruolo fondamentale l’idea di affezione che si lega ai ricordi che ognuno di noi ha in quel determinato spazio, la sua storia e la sua funzione nel tempo.
Un semplice orto sociale può ricucire la trama sociale.
Crea occasioni di aggregazione sociale intergenerazionale ed interetnica. È un mezzo per riscoprire la solidarietà e per rafforzare la comunità, oltre a poter diventare un piccolo sostegno economico per le famiglie. Protegge dal degrado delle aree abbandonate allontanando la criminalità e favorendo lo sviluppo sociale.